Aggiornato il 25/09/2025 by Silvio Spina
Sono passati vent’anni da quel maledetto 25 settembre 2005, il giorno in cui il giovanissimo Federico Aldrovandi, all’epoca ancora diciassettenne (mancavano solo due mesi al suo diciottesimo compleanno), di ritorno a Ferrara dopo una serata a Bologna, venne ucciso durante un controllo da parte di una pattuglia di polizia lungo via Ippodromo.
Era ammanettato, il corpo segnato da decine di lesioni, accanto due manganelli spezzati. Gli agenti che lo avevano fermato erano ancora sul posto, ma il ragazzo non respirava più. Inizialmente si parlò di overdose, poi di un misterioso malore, ipotesi poi smentite dagli esami medici, che accertarono la morte per compressioni toraciche e per i colpi subiti. Una testimone raccontò di aver visto quattro agenti colpirlo e immobilizzarlo, mentre la famiglia venne avvisata solo ore dopo, con il corpo lasciato sull’asfalto senza neppure un lenzuolo.
La madre, Patrizia Moretti, aprì un blog l’anno successivo, una scelta che diede slancio alla battaglia per la verità e portò all’attenzione di tutti la vicenda, in un periodo in cui molti giornali e TG preferirono non occuparsi del caso. Nel 2007 il processo contro i quattro poliziotti coinvolti si concluse con condanne a tre anni e sei mesi per omicidio colposo, con eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi, poi confermate in appello e in Cassazione. Nonostante le parole dure del giudice e le scuse ufficiali del capo della polizia nel 2012, l’indulto ridusse la pena a soli sei mesi. Nel 2014 gli agenti vennero reintegrati in servizio con incarichi amministrativi, sollevando nuove polemiche. Un secondo processo portò inoltre alla condanna di altri tre poliziotti per favoreggiamento e omissione d’atti d’ufficio.
Durante un incontro tenutosi a Ferrara, promosso dall’Associazione stampa locale insieme ad ASER, FNSI e Ordine dei giornalisti, in occasione dei vent’anni dall’omicidio, la madre di Federico ha fatto sentire di nuovo la sua voce, sottolineando l’importanza di chi ha deciso di intervenire, a partire dalla stampa, che ha dato voce al ragazzo e ha contribuito a ottenere giustizia. Tuttavia, ha aggiunto, nonostante tutto l’impegno profuso, le cose non sembrano migliorare: le leggi sono diventate più restrittive e lo Stato non sembra aver fatto abbastanza per prevenire tragedie simili. Anche il padre, Lino Aldrovandi, ha ricordato vent’anni di dolore per quello che non sarebbe mai dovuto accadere, e ringraziato chi ha compiuto il proprio dovere nel corso di questa lunga vicenda.
Proprio per ricordare Federico in questa triste giornata e per non dimenticare mai ciò che è accaduto, ho deciso di segnalarvi un podcast, un libro e un documentario: vi invito ad ascoltare, leggere e guardare, sperando che in futuro nessun altro possa soffrire o perdere la vita per un’ingiustizia, soprattutto per mano di chi dovrebbe difendere i cittadini.
Ciao, Aldro.
🎧 Rumore
Rumore è il podcast firmato da Francesca Zanni, con la collaborazione di Enrico Bergianti, che ripercorre la tragica morte di Federico Aldrovandi, ricostruendo i fatti che hanno portato all’uccisione del ragazzo, ma anche parte della sua vita prima della tragedia. La serie si articola in otto episodi, tra cui una puntata speciale pubblicata nel 2025, proprio in occasione del ventesimo anniversario dall’omicidio.
Ascolterete anche le voci del padre Lino, degli amici, dell’avvocato della famiglia e di altri protagonisti della vicenda. Rumore ha ricevuto riconoscimenti, tra cui il POD – Italian Podcast Awards 2023 come miglior Podcast Indie dell’Anno. Un ottimo lavoro giornalistico che, ne sono certo, vi toccherà l’anima.
📚 Una sola stella nel firmamento: io e mio figlio Federico Aldrovandi
È uscito nell’ormai lontano 2014, ma lo considero una lettura fondamentale sull’argomento. Una sola stella nel firmamento. Io e mio figlio Federico Aldrovandi, infatti, è il testo scritto dalla madre Patrizia Moretti con la collaborazione della psicoanalista Francesca Avon. Una testimonianza diretta, intima e struggente di una madre che non smette di lottare per ottenere giustizia.
Il libro è come un diario intimo e pubblico allo stesso tempo, in cui Patrizia racconta la sua terribile esperienza, dalla scoperta della morte di Federico, inizialmente attribuita a un malore, alla lunga battaglia legale che ha portato alla condanna degli agenti coinvolti, con diversi spunti di riflessione sul rapporto tra cittadini e istituzioni. Tantissimo dolore e prove da superare, per arrivare ad uno straccio di verità e di giustizia, all’ammissione pubblica che Aldro è stato ucciso.
Da leggere e rileggere assolutamente.
🎬 È stato morto un ragazzo
Si tratta di un documentario diretto da Filippo Vendemmiati e realizzato nel 2010, che segue passo passo i momenti della notte in cui Federico perse la vita. Attraverso interviste ai familiari, agli amici e agli esperti, Vendemmiati pone l’accento sul tema dell’ingiustizia, sull’accanimento e sulla sproporzione della violenza subita da Federico, inizialmente addirittura negata. Ma non c’è soltanto cronaca dei fatti: c’è anche il lato umano e familiare della vicenda, le emozioni, il dolore e la determinazione dei genitori, gli ostacoli e la lotta per poter ottenere verità.
Nel 2011, È stato morto un ragazzo è stato premiato come miglior documentario al BIF&ST e al David di Donatello.